domenica 8 agosto 2010

Soundscape / Paesaggio sonoro




Foto Giuseppe Di Guglielmo
Paesaggio irpino, agosto 2010



Per paesaggio sonoro, traduzione dall'inglese soundscape, si intende, nelle parole del compositore canadese Raymond Murray Schafer che coniò per primo l'espressione, "un qualsiasi campo di studio acustico [...], una composizione musicale, un programma radio o un ambiente".


E se fossero i suoni, e non le immagini, lo strumento migliore per raccontare la storia? Lo credono, e lo mettono in pratica ogni giorno raccogliendo, registrando e archiviando rumori "sporchi" o "puliti" nei parchi, nelle città, nei villaggi, gli studiosi della auditory culture con le loro soundscape research, come quella in corso in Sicilia ormai da molti anni. 


"Il Soundscape - racconta Stefano Zorzanello, a Torino per un seminario dedicato a questi studi, ma normalmente impegnato nella 'mappatura' sonora di Catania - è stato definito come una sinfonia incompiuta e senza forma di cui siamo contemporaneamente i compositori, gli esecutori e gli ascoltatori. 
Oggi però questa 'sinfonia' rischia di essere in gran parte coperta da rumori uguali in tutte le città, come il suono di motori, sistemi di raffreddamento, reti elettriche eccetera e non si può ascoltare che per porzioni limitate, molto precise e localizzate". 


"Una volta che un'impronta sonora è stata identificata - sostiene Schafer, il 'maestro' dei cacciatori di suoni di tutto il mondo - meriterebbe di essere protetta, perché rende unica la vita acustica di una comunità e spiega il carattere delle persone che ci vivono"

"Raccogliere e conservare i suoni - secondo
 lo storico Peppino Ortoleva - è una tendenza legata alla consapevolezza che questi 'paesaggi sonori' possono scomparire. 
E alla quale si va oggi affiancando, soprattutto nel mondo anglosassone e in Francia, una nuova storiografia degli ambienti sonori, che racconta ad esempio i rumori al tempo di Shakespeare, dell'America dell'Ottocento o della Francia dei Villaggi". 


Non importa quanto pulito o tecnologico sia il suono raccolto ma - proprio come per i fotografi - quanto sa raccontare ed evocare, restituendo atmosfere che credevamo perdute. 


(da: Repubblica 30 ottobre 2008 Vera Schiavazzi) 


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